Sono nato in un paesino del basso Lazio e ci ho vissuto per i miei primi 20 anni. Posto tranquillo, forse troppo, ma tranquillo.
A 20 anni mi sono arruolato in Marina, grazie alla quale ho girato gran parte dell’Italia e dell’Europa.
Prima di sganciare l’ancora 17 anni fa, in Campania, dapprima nella provincia di Napoli e poi, da 6 anni, al centro del capoluogo, ho vissuto 2 anni a Taranto, 6 anni a La Spezia e, in 2 periodi differenti, 16 anni a Roma.
Da turista invece, l’Italia l’ho girata tutta. Milano, Venezia, Trieste, Padova, Firenze, Siena, Ancona, Bari, Messina, Cagliari, Matera eccetera eccetera eccetera.
È pur vero che per conoscere davvero una città bisogna viverci dentro, ma anche soltanto una passeggiata nel centro di una città, può darti il senso di quanto questo posto sia o meno civile.
Ecco, Napoli, forse, è l’unica città che non nasconde il suo degrado sociale. L’impatto iniziale che si ha di questa città, rispecchia esattamente, se non addirittura in maniera edulcorata, quello che le strade sconnesse e i palazzi affollati nascondono nei loro meandri.
L’illegalità a Napoli, fa così parte del quotidiano delle persone, che non ci si meraviglia se il pizzaiolo occupa, con un secchio della spazzatura, il posto auto antistante la sua pizzeria per parcheggiare la sua auto. Non ci si incazza se la volante della polizia si ferma a chiacchierare con il parcheggiatore abusivo che ti spacca uno specchietto se non gli dai “coccos a piacer dottó” (qualcosa a piacere dottore).
Non si protesta se il cassonetto dell’umido non è più disponibile perché il comune preferisce “indifferenziare” l’umido piuttosto che differenziare un umido indifferenziato perché la gente non è capace di differenziare l’umido dal resto della spazzatura.
Non frustra l’impotenza nei confronti di chi passa col rosso al semaforo e ti manda a quel paese perché tu, che sei passato col verde, vuoi avere la precedenza su di lui.
Non ci si incazza se ti parcheggiano in doppia file bloccandoti per ore la tua auto.
Non ci si indigna se si parcheggia, come se nulla fosse, sulle strisce pedonali o sulle discese per disabili.
Non ci si stupisce del fatto che, camminare a testa alta sui marciapiedi di Napoli è un lusso che non ci si può permettere perché rischi di tornare a casa con le scarpe sommerse dalla merda dei cani.
È una città che rende la vita difficile a qualsiasi mamma che voglia passeggiare con un passeggino.
Le peggiori strade d’Italia, le ho percorse a Napoli.
È una città pericolosa per via di quelle zone franche in cui la polizia sa di dover stare alla larga per permettere uno spaccio più moderato piuttosto che averlo in qualsiasi strada della città piuttosto che combatterlo sempre, comunque e con qualsiasi mezzo.
È un città in cui il rosso del semaforo vale per il 70% delle automobili (stima ottimistica) e per l’1% delle 2 ruote. Una città in cui lo scooter si trasforma in una cabriolet che porta a spasso un’intera famiglia, poppanti/neonati compresi.
Una città dove orde di vigliacchi quattordicenni sono liberi di fare le cosiddette stese a sparare colpi di pistola in aria, in sella ai loro cavalli a due ruote rigorosamente non assicurati.
Insomma, una città sporca, disordinata, caotica, pericolosa e incivile.
Napoli è una città tragicamente vittima di quanti, vergognosamente, sono convinti, o forse fanno finta di esserlo, che ciò che accade a Napoli accade in egual misura in tutte le metropoli.
È vittima di chi, per difendere l’indifendibile, tira in ballo i fasti del passato, dal Regno Borbonico a tutti i nomi illustri che Napoli ha sfornato nel corso dei secoli.
È vittima di quelli che “ ’o mare e o sol e a pizza Margherita” quando il mare a Napoli lo puoi solo vedere nelle cartoline e nelle fotografie sui social.
È vittima di quelli che il rispetto è solo in uno stadio quando la tifoseria avversaria canta “Vesuvio lavali col fuoco” ma poi, dopo il triplice fischio tornano a casa in scooter con moglie e figlio a seguito.
È vittima del sistema politico a cui fa comodo il degrado sociale perché con il degrado sociale si fanno ricchi affari.
È vittima di se stessa insomma, dove le persone perbene sono costrette, paradossalmente, a comportarsi da persone incivili, perché tacere e far finta di nulla è sintomo di inciviltà ma purtroppo il rischio per la propria incolumità è troppo alto.
Io sono uno di questi ma spero vivamente che i miei figli scelgano di vivere lontano da una città ormai irrecuperabile.
È Napoli quindi, la città peggiore in cui abbia mai vissuto.
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3 commenti
Che accozzaglia di stronzate. “Non ci si incazza”, “non ci si incazza”… ma che? Ci si incazza, ma il sistema non funziona. Perché se il parcheggiatore che ha già 3000 denunce mi spacca lo specchietto, devo essere in grado di dimostrare che sia stato lui, in uno Stato di diritto, e pure se lo faccio, da nullatenente qual è, non gli succederà niente. E ovviamente per te questo è colpa dei napoletani, eh? E secondo te questo fa piacere a chi viene rotto lo specchietto, eh? Già immagino l’erezione che ti è venuta insultando un intero popolo su un piccolo e inutile blog, ma la prossima volta assicurati che un po’ di sangue ti arrivi anche al cervello.
https://www.fanpage.it/napoli/infermiera-picchiata-al-cardarelli-in-4-tentano-di-cavarle-unocchio/
Guarda che se mettevi il nome e la mail vera mica mi “arrabbiavo”? Ma evidentemente, metterci la faccia è chiedere troppo ad uno che in questo semplice gesto ha confermato molte della “accozzaglia di stronzate” che ho scritto.
Quello dei parcheggiatori abusivi, è forse la piaga meno attribuibile al napoletano tant’è che ho criticato le FFOO che spesso fanno comunella con questi criminali (spero di non offenderti offendendo la categoria).
Comunque, è la peggiore città in cui ho vissuto io, non per questo deve essere così per chi arriva su blog con il quale, non ho certo la presunzione di santificare ma semplicemente di esprimere le mie opinioni.
Parafrasando Dostoevskij (se non erro), quelli come te che non ammettono l’esistenza di un problema, spesso sono la causa del problema stesso.
Grazie comunque di aver letto “questo inutile blog” ☺️☺️☺️☺️