Ho una casa che posso definire bella… a me piace. Confortevole. Una bella cucina. Nuova. Una cameretta per i miei due bambini, un fuoriclasse di quasi 12 anni e una principessa di quasi 8. Poi una camera da letto e un soggiorno. Ah il soggiorno. Ho un divano bellissimo. Si dice con la penisola, di quelli che quando guardi la TV, non è maleducazione stenderci i piedi. Rilassante. Quando voglio stare qualche minuto veramente rilassato, chiamo la mia compagna e ci stendiamo sul nostro bel divano. Quando le mie gambe sono stese sul mio divano, qualsiasi cosa al mondo, mi scivola addosso come la pioggia su un ombrello, senza lasciare danni. Tutto ciò che accade intorno passa nella più totale mia indifferenza, come gli eventi della notte, che ne ritrovi gli effetti solo l’indomani al risveglio, li critichi e li commenti e poi li dimentichi. La cosa che più mi ricordo e a cui do più valore, è il tempo trascorso sul mio divano.
Ecco, ognuno di noi ha il suo divano. La sua parentesi quotidiana nella quale qualsiasi cosa non desiderata non ha accesso. Qualunque cosa accada, la si commenta l’indomani dopo il caffè, con la propria compagna, moglie, amica, o col collega e poi la si ripone nello scaffale degli eventi della propria giornata.
Non importa quale sia l’evento, sia esso la sconfitta della tua squadra del cuore, un terremoto, un’epidemia o un ospedale pieno di bambini distrutto in Siria dalle bombe occidentali.
Alla fine gli si dedica uno, due, al massimo 5 minuti di attenzione e qualche commento, e poi si ritorna a pensare al divano. La guerra e il dramma di milioni di persone all’improvviso non esistono più. Diventano di nuovo semplici numeri. Le Nazioni unite per esempio, hanno smesso di contare i bambini uccisi dal conflitto in Siria nel 2013 ed erano arrivati ad 11mila in appena 3 anni. Si stima che adesso siano cinque volte di più i bambini uccisi dalle bombe occidentali, ma che c’importa, mica conosciamo i loro nomi? Mica ci interessa sapere se oggi è stato bombardato un ospedale? A noi interessa solo sapere che anche stasera, come ogni sera, avremo il nostro quarto d’ora da trascorrere a gambe stese sul nostro divano. La guerra è troppo lontana per farsene carico, per sentirsi un poco responsabili ma le guerre purtroppo non sono mai conflitti politici, sono sempre accordi commerciali e come tali, hanno tutti un prezzo da pagare: l’impareggiabile prezzo della vita di un solo bambino.
1 commento
Dobbiamo e possiamo fare di più. Possiamo accelerare la consapevolezza mondiale sulla necessità di ricostruire una pace sulla certezza che l’egoismo non può essere la soluzione migliore. Siamo anestetizzati al dolore per il nostro istinto di sopravvivenza ma è ora il momento di passare il tempo libero ad informarsi e ad informare. Come fai tu, come faccio io, come ogni persona che perde il sonno per pensare ad un mondo migliore. Cominciando da oggi, spalancando ogni capanna del villaggio globale. E votando per chi la pace la costruisce non condividendo nulla con questi mostri che la guerra la alimentano semplicemente girandosi dall’altra parte.