Penso a Diego. Il mio compagno di stanza a lavoro. Gomito a gomito in ufficio. 40 anni. Martedì va a Bologna a fare il secondo ciclo di chemioterapia per tenere a bada il terzo tumore estirpato al cervello.
Stamattina, mentre mi accompagnava al bar “no grazie, ti accompagno io non prendo nulla” gli chiedo: “come si fa a convivere con una cosa del genere Diego?”, e lui, ridendo di gusto mi dice: “ma non ci pensare Antonio… pensa alla salute”!
Era il 28 settembre dell’anno scorso. Un anno fa. Diego è morto!
Ha vinto il tumore al cervello. Ha vinto la morte. La morte vince sempre. Contro la morte, la vita è la prima a morire. Diego è morto pensando alla salute… come chi non pensa ai veri problemi della vita… tanto c’è di peggio. Lui è morto sorridendo. Lo so!
È morto con la speranza di vivere un giorno in più, ma il suo domani, una bella mattina, il 2 ottobre, ha smesso di arrivare.
Il meccanismo complicato della sua fiducia in Dio, una bella mattina si è inceppato.
Quando gli confessai che non credevo in Dio lui mi rispose che invece la sua fede lo aiutava. Lo aiutava ad andare avanti. A risvegliarsi l’indomani nella speranza che non sarebbe stato l’ultimo domani.
Ma una bella mattina, Dio si è scocciato di dare domani a Diego, ma questo Diego non lo saprà mai. Si è addormentato e non saprà mai che i suoi domani sono terminati.
Non avrei mai voluto conoscere Diego. Non avrei mai voluto conoscerlo per non avere mai lo sconforto che provo ricordandolo accanto alla mia scrivania, a sorridermi quando mi chiedeva spiegazioni sul funzionamento del computer.
Ciao Diego. Spero che Dio esista davvero. Lo spero per te, così adesso saprai il perché un bel giorno ti è stato negato il domani.
Io ti ricorderò sempre per quel tuo “ma non ci pensare Antonio… pensa alla salute!”.