Io sono Dio

Abbastanza luce per credere… Abbastanza buio per dubitare

La matematica del cuore

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È bello essere preti.

La prima cosa che mi viene in mente è che non pagano i vestiti per lavorare, io invece, sono obbligato a lavorare in giacca e cravatta quindi, le camicie vanno cambiate spesso, le cravatte, tante, gli abiti eleganti anche.

Hanno la macchina e spesso la cambiano. Hanno lo stipendio. Hanno le donne, e ce le hanno, ormai si sa. È da ipocriti dire che muoiono vergini. Forse non tutti hanno i figli. I preti che hanno i figli sono i padri più sbagliati. Non hanno una moglie, e per qualcuno questo potrebbe essere proprio il motivo principale della scelta della fede.

La moglie è la compagna che farà gran parte del cammino accanto a noi.

Può essere amica, amante, collega, pur non lavorando con noi, confessore, compagna di giochi, complice.

Si può avere la fortuna di trovare una donna che sappia governare se stessa.

Si può avere la fortuna ancora più grande di trovare una donna che sappia governare anche noi. Ma si può avere anche la sfortuna di trovare una donna con cui solo dopo aver scelto di continuare accanto a lei il nostro cammino, ci si rende conto che non è la compagna di viaggio più adatta.

Allora ci si lascia. Si riprendono le strade separate di una volta. Vado via. Te ne vai. Questo è tuo. Questo è mio. La matematica, ci insegnano i matematici, non è mai stata un’opinione.

Bravi tutti a fare i conti quando c’è da spartirsi le cose.

Ma i preti no… finché morte non vi separi. Facile a dirsi per gli altri. Ma i preti sono sempre bravi ad impartire lezioni sulla famiglia. Loro la conoscono bene la famiglia. E conoscono i problemi dei figli di genitori separati. O ancora peggio, di genitori sulla via della separazione.

E si fa sempre lo sbaglio di credere che i figli possano essere l’amalgama per andare avanti ma il più delle volte, sfruttano i figli e li costringono a vivere un inferno.

Spesso la matematica delle separazioni è l’unica soluzione.

Qui purtroppo, il più delle volte, viene fuori tutta la capacità di far male delle donne.

Sapendo che una legge obbrobriosa dello stato concede loro l’affidamento quali che siano le cause della separazione, usano i propri figli come vere e proprie armi. Come una sciabola che si brandisce per ferire e uccidere il nemico. Ma come tutte le sciabole, se queste potessero parlare, sarebbero le prime a lamentarsi dei fendenti che sono costrette a dare.

Così, la mamma separata media, usa il sangue del suo sangue, per ferire, distruggere, annientare colui che un tempo ha amato.

Sembra quasi leggere la soddisfazione di una mamma quando riesce ad avere l’affidamento esclusivo del bambino. Grata a se stessa e paga del grande traguardo raggiunto.

Non c’è mai limite all’ignoranza.

Privare il figlio della presenza del padre, spesso anche del ricordo del padre.

Questo nessuna legge civile, civica e umana dovrebbe permetterlo.

E succede che perdi la testa.

Non dormi. Non mangi. Non dormi perché non sei con tuo figlio. Non mangi perché non c’è tuo figlio. Quando poi stai con lui non dormi per guardartelo.

Il cervello comincia a funzionarti poco. Il cuore funziona ancora bene e a volte capita di reinnamorarti.

Ma chi ti sopporta? Sei insopportabile davvero.

Chi ti capisce? Come si fa a capire un uomo che vive in funzione delle poche ore a disposizione per vedere il figlio?

Non si può! Io non ci riuscirei! Io, che sono un suo amico non ci riesco più!

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