Il pezzotto. Questo è il termine coniato a Napoli per definire un falso. Del resto nella patria del falso, non si poteva non coniare un termine ad hoc che desse il senso della beffa, della fregatura, del falso. A Napoli il pezzotto ci sta come il cacio sui maccheroni. A Napoli il pezzotto è così di casa che negli acquisti se non è un pezzotto non lo compra nessuno. È così di casa che tra il pezzotto e l’originale si sceglie il pezzotto per non dover dire di avere acquistato un originale a un prezzo 10 volte superiore. A Napoli il pezzotto batte sempre l’originale perché se compri un originale non sei mai sicuro che non sia un pezzotto. Ci sta così bene che si potrebbe fare a meno del Vesuvio, do’ mare, da’ pizza, ma non del pezzotto. Ormai la versione originale di tutto la trovi dopo il pezzotto e anche quando pensi di aver speso tanto ma bene, non sei mai sicuro dell’affare che hai fatto. E se fosse un pezzotto? La consistenza del prezzo non certifica la qualità dell’acquisto. Napoli ormai, è il pezzotto di se stessa. Anche i politici sono la copia malfatta di quello che dovrebbero essere. A Napoli la tolleranza ha preso una forma a metà fra la sottomissione e la sopportazione di chi, come me, che col pezzotto non ha nulla a che vedere. La regola a Napoli non esiste, e non esiste perché chi deve imporre quelle semplici regole di convivenza, di civiltà, di semplice educazione, è il primo ad approfittare della loro violazione, a discapito di chi invece, viene violentato in continuazione dall’inciviltà.