La percezione umana dei drammi è la cosa più suscettibile che io abbia mai avuto prova di constatare.
Non che io non sia affranto, addolorato e anche incazzato per quello che è successo ieri a Barcellona e per l’attentato sventato a Cambris.
Non che la gente che oggi ha sbattuto sui propri profili social la bandiera a lutto della Spagna non sia veramente anch’essa addolorata e affranta per l’accaduto, ma ho quasi la percezione che i cittadini europei, quelli francesi, spagnoli, inglesi, olandesi, belgi, siano un po’ migliori dei cittadini di altre terre lontane.
Certo è che le notizie che arrivano dalle nostre parti, sono solo quelle che i potenti vogliono che arrivino.
Allora, non arrivano, per esempio, le immagini di bambini di 7, 8 anni che lavorano nelle miniere di cobalto in Congo per costruire i nostri potenti smartphone con cui postare il nostro cordoglio per i morti di serie A.
Non arrivano immagini di bambini sfruttati per cucire palloni con cui poi allietare le nostre serate con calciatori pagati centinaia di milioni di euro.
Ma più di tutte, non arrivano immagini di bambini siriani trucidati ogni giorno da una guerra che abbiamo portato a casa loro.
In Siria, ogni giorno è Barcellona, e ogni bambino che muore li, c’è un papà che noleggia un furgone a casa nostra. Ma i nostri morti sono più morti dei loro evidentemente. Fanno più male dei loro evidentemente.
Non è ipocrisia per carità. Sono semplicemente morti diverse. Le une per mano dei terroristi, le altre per mano di qualche musulmano impazzito.