Onorevoli e preti, onorevoli preti! Io dico DICO, io non lo dico. Io voto DICO, non lo votate.
E se il Vaticano fosse davvero diventato una succursale del Parlamento? Ormai interagisce così tanto, interferisce ancor di più che il dubbio mi viene davvero.
Sono stufo di ascoltare concili, editti ed encicliche da chi moralmente ha molto da nascondere.
Definiscono la ‘famiglia’ ma nessuno ha una famiglia. Parlano di figli ma i figli che hanno sono tutti illegittimi. Celebrano matrimoni ma nessuno ha una moglie o un marito. Decidono chi consacrare e chi sconsacrare. Ad un suicida non è consentito l’accesso in chiesa, ad un omicida si.
Ai conviventi non è consentito alcun riconoscimento fiscale, ma le proprietà ecclesiastiche non sono soggette ad ICI.
Ecco dunque. Le leggi: se ci fanno comodo tacciamo, se non ci stanno bene, politichiamo!
Grazie al governo Berlusconi appunto, nell’agosto del 2006, fu definitivamente abolita l’ICI per gli immobili del vaticano. Poi, il governo, vistosi costretto, estese il privilegio a tutte le religioni, tranne quella islamica, attraverso un contorto ragionamento xenofobo. Non pagano l’ICI nemmeno per quegli immobili trasformati e usati per scopi commerciali, ad esempio hotel. Un esempio pratico (qui il testo completo): Nell’ottobre del 1995 la procura di Napoli mette sotto inchiesta la Curia e 380 luoghi di culto, sparsi nel capoluogo campano e nei suoi dintorni. Il motivo era rappresentato dalla mutata attività di tredici chiese e altri luoghi di culto, che senza chiedere alcun permesso, erano diventate officine per auto, negozi, palestre o posteggi. Eppure una vecchia legge – la 1089 tuttora valida – sancisce il divieto di destinare beni di interesse religioso , artistico e storico per fini non compatibili con la loro natura. L’inchiesta come altre aperte nei confronti di curie sparse sul territorio nazionale, finirà come al solito archiviata. Questo però generò un innalzamento delle tasse locali e un mancato introito fiscale, visto che la curia non denunciò mai le attività presenti nei suoi immobili. Un vero esempio di evasione fiscale mai punita. Ma gli esempi di trasformazione di luoghi destinati al culto, e diventati poi alberghi, convitti, negozi, riempiono la storia immobiliare e finanziaria del Vaticano. Come dimenticare l’Istituto S. Gabriele di Roma, che viene trasformato in case con piscina e giardino, un pizzico di uffici e un centro commerciale di 2000 metri quadri? Oppure l’ex convento di suore francesi sulla via Camilluccia, sempre a Roma, trasformato in abitazioni di lusso?
Ma la lista degli immobili è molto lunga, basti pensare alle proprietà dislocate nelle varie zone riguardanti il centro della città che, da Campo de’ Fiori si estendono fino a Trastevere, oppure le grandi enclavi come di S. Maria Maggiore e di S.Giovanni. Senza dimenticare aere urbane di pregio, come via Condotti, piazza di Spagna, tutta la zona che parte da via Nazionale e si estende sino al Colosseo. Oppure da via Merulana a viale Manzoni, dove ci sono una fetta non indifferente di proprietà immobiliari. Ebbene grazie alla legge di dispensa del pagamento dell’ICI, le trasformazioni di destinazione d’uso continueranno, anzi tenderanno ad aumentare. La cifra che i cittadini italiani dovranno sobbarcarsi nel prossimo futuro, si aggira per difetto tra i 400/ 700 milioni di euro l’anno (stime dell’ANCI) e solo nella città di Roma, si arriva a cifre sopra i 35 milioni di euro. Senza dimenticare poi tutti quei comuni “ricchi” di proprietà immobiliari del Vaticano, che dovranno necessariamente aumentare le tasse, a scapito di tutti i cittadini per riuscire a far quadrare i conti. L’anomalia di questa legge, oltre che nel merito sta anche nella legittimità, ovvero: due sentenze della Corte di Cassazione, hanno decretato che “il beneficio dell’esenzione dall’ICI, non spetta in relazione agli immobili appartenenti ad un ente ecclesiastico che siamo destinati allo svolgimento di attività oggettivamente commerciali”. In parole povere, se gli istituti religiosi vogliono gestire un albergo (di fatto già accade) DEVONO pagare l’ICI , perché tale attività è di natura commerciale e non destinata a finalità religiose.
A mio avviso interferiscono già abbastanza, e in negativo, nella vita politico-finanziaria dei cittadini italiani, è ora che la smettano di interferire anche sulle scelte morali, profetizzando una nuova inquisizione per tutti coloro si mostrano favorevoli a determinate scelte.
e vedo anche una Chiesa che incalza più che mai io vorrei che sprofondasse con tutti i Papi e i Giubilei. … Giorgio Gaber